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Sono Leonardo, sono un ragazzo di 20 anni, e porto due impianti cocleari. Studio Matematica (sì, avete letto bene, Matematica) all’università di Trento ormai da due anni. 
Quest’anno è il mio secondo anno di studi universitari e devo dire che è stato a dir poco insolito. Come sapete tutti, a marzo è scattato il lockdown in Italia. Mi ricordo bene ancora il momento in cui venne comunicato la chiusura dell’Ateneo. Ero in aula a seguire una lezione di Probabilità insieme ai miei compagni del corso. Sapevamo che quel giorno sarebbero uscite le fatidiche direttive del governo. Nessuno era realmente concentrato a seguire la lezione; eravamo tutti con il cellulare in mano in attesa di qualcosa.
Quando venne fuori la notizia, io e i miei amici eravamo dispiaciuti, perché sapevamo che non ci saremmo visti per molto tempo, che ci sarebbero mancate le lezioni in aula e la vita universitaria. 

Da febbraio a maggio ho passato un intero semestre seguendo le lezioni online di 6 corsi: un totale di 30 ore a settimana davanti al computer solo per le lezioni. In quel periodo i miei occhi vennero messi a dura prova, e con essi anche la mia capacità di ascolto. 
Alcune lezioni, seguite in modalità asincrona, presentavano una qualità dell’audio veramente pessima. Inoltre tenere le cuffie per tutta la giornata non è il massimo del comfort. 
Un professore teneva il cane in casa mentre registrava la lezione e per questo in quasi tutte le sue lezioni per almeno mezz’ora si sentiva il suo cane abbaiare…io e i miei compagni a volte ci chiedevamo se forse era il cane a fare la lezione! 

Avere le lezioni online asincrone aveva i suoi vantaggi, tra i quali poter seguirle in qualsiasi momento della giornata e poter fermare il video della lezione quando si vuole. Però il più grande problema era la difficoltà di poter chiedere spiegazioni o approfondimenti su argomenti, i quali durante la lezione in aula era solito porli al professore alzando la mano.
Poi sono arrivati gli esami, tutti online e non sempre con chiarezza da parte dei professori riguardo le modalità. 

Casa mia non è il mio luogo preferito dello studio, mi distraggo facilmente a causa dei miei fratelli e delle faccende domestiche. 
Una cosa che mi è mancata di più in questo momento è la biblioteca, dove riesco a concentrarmi meglio per il silenzio che assicura. Inoltre la biblioteca per me è un luogo dove ritrovarsi con i miei amici, per studiare insieme, scambiare esperienze, bere caffè insieme e qualche volta lamentarsi dell’Università. 

Spero che la vita universitaria ritorni al più presto della normalità perché è un’ esperienza che può essere vissuta pienamente solo con le lezioni in presenza. 

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