loader

Forse sarò banale, forse scriverò cose dette e ridette, lette e rilette, ma, come si dice, repetita iuvant……Abbiamo vissuto tutti in una bolla, che ci ha avvolto all’improvviso, senza che fossimo preparati, forse qualcuno sì…..ma non la maggior parte di noi.
Sono un’insegnante di scuola media, nonché mamma di due ragazze sorde, una già lavoratrice, l’altra ancora studentessa.

Riguardo al mio lavoro penso di averlo vissuto come la maggior parte dei miei colleghi, almeno quelli del mio istituto, cercando di andare avanti, di non scoraggiarsi, di reinventarsi esperti tecnologici, di stare vicino ai ragazzi in questa modalità digitale, che però non ci ha impedito di accompagnarli verso la fine di questo strano anno scolastico.
Certo molti dei più fragili sono rimasti tali, soprattutto se non hanno avuto la possibilità di essere sostenuti fra le mura domestiche. In tanti sono andati avanti rimboccandosi le maniche e cercando di dare il meglio; questo sarà per loro un traguardo raggiunto, nonostante gli ostacoli, la lontananza, l’isolamento, sarà un mattoncino che servirà a costruire la loro personalità, che riempirà il bagaglio del loro cammino.
Nel complesso quindi posso dire che “i miei ragazzi” sono stati bravi, una pecca…..come dico sempre anche a scuola in presenza…..la fatica di chiedere aiuto. Se l’avessero fatto di più si sarebbe, forse, potuto fare meglio. Non è mai facile capire l’universo degli adolescenti, figuriamoci dietro ad uno schermo, il più delle volte spento!

All’inizio di ogni lezione chiedevo ai ragazzi:”Come va? Come state? Noi prof. ci siamo, per qualunque cosa….”. Una piccola attenzione che una mamma ha sentito (mentre passava vicino al figlio collegato via meet) e ha apprezzato.
Forse la teoria dei “piccoli passi possibili” è servita a molti per non cadere nella disperazione, penso a tutto il personale sanitario, per non abbattersi ai mille ostacoli che si sono parati davanti a noi in questa corsa verso la sopravvivenza, fisica e psicologica.

Riguardo alla mia famiglia, un marito e tre figli, non so se sono riuscita a dare lo stesso sostegno che ho ricevuto da loro che, in qualunque momento, difficile o facile che fosse, mi hanno fatto apprezzare la loro tenacia, nella fatica, il loro desiderio di farcela, sempre.
Anche in questo caso, soprattutto pensando ai figli, ai più giovani e in particolare a chi le sue difficoltà le aveva già prima della pandemia, posso dire che sono stati loro a darmi  un forte esempio di maturità, di equilibrio che noi adulti abbiamo rischiato di perdere. I momenti bui non sono mancati ma li abbiamo vissuti insieme, sostenendoci a vicenda e ripeto, vederli così tenaci nel desiderio di guarire (una figlia si è ammalata!) o di far bene il loro lavoro di studenti, mi ha dato la forza per proseguire, sempre avanti, in alto, perché in quel momento non era proprio il caso di guardare indietro, in basso!
Dopo questa esperienza come insegnante e come mamma ho confermato dentro di me la consapevolezza che si vince solo dando il meglio, ognuno  secondo i propri mezzi, fare la propria parte. Continuo ad essere convinta che la scuola, come la società, la fanno le persone con la loro vita, con le loro scelte che devono essere sempre scelte di bene, per sè e per gli altri .

Foto da Repubblica

Skip to content