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di Rita TAZZARI e Anna BARBOT logopediste

Una volta confermata la diagnosi della sordità e avvenuta la scelta dell’ausilio, il bambino inizia il trattamento logopedico; la frequenza delle sedute avrà un andamento variabile, nei casi migliori già in età prescolare, a chiusura del gap tra età linguistica e cronologica, e potrà modificarsi in un monitoraggio dell’evoluzione delle competenze comunicativo-linguistiche e degli apprendimenti.

Per intervento precoce non si intende solo il trattamento diretto al bambino: esso comprende aspetti più ampi che comprendono innanzitutto un’adeguata informazione della famiglia, riguardo il deficit uditivo del bambino, in riferimento al suo sviluppo linguistico e globale, fornendo opportunità di confronto e supporto e garantendo l’accesso alle risorse sanitarie e di educazione.

E’ importante osservare lo sviluppo globale, prestare attenzione alla comunicazione verbale in comprensione e produzione sia per quanto riguarda gli aspetti semantici sia per i precursori del linguaggio, identificando fattori di rischio e segnali che possano essere sintomo di patologia o disturbo associato. Una continua valutazione multidimensionale è indispensabile per individuare segnali clinici di disabilità associate, che in fase precoce possono essere di difficile identificazione, e permette un intervento sistematico e mirato su quelle abilità che faticano ad emergere per un ritardo transitorio.

Si parla di approccio diagnostico-protesico: il logopedista infatti diviene una figura attiva e coinvolta nella realizzazione di un intervento mirato al migliore adattamento del bambino alla protesi e alla definizione di una diagnosi accurata anche da un punto di vista percettivo e linguistico.

Egli deve effettuare le prime stimolazioni e valutazioni percettivo-uditive, collaborando nelle prime valutazioni audiometriche perché conosce le prime reazioni uditive del bambino e può quindi dare informazioni utili per la valutazione audiometrica e il best fitting protesico.

Il logopedista riveste un ruolo cruciale nello sviluppo linguistico del bambino. Il suo intervento può definirsi “abilitativo” della funzione linguistica e percettiva prima di tutto. L’obiettivo del trattamento deve essere quello di ripristinare un livello linguistico, espressivo e recettivo, quando possibile sovrapponibile a quello dei coetanei normoudenti.  Un adeguato sviluppo comunicativo-verbale può essere raggiunto con un’adeguata protesizzazione e/o impianto cocleare sostenuti da un efficace trattamento logopedico, già in epoca prescolare(3-5aa) in assenza di disabilità associate o disturbi correlati.

Gli studi sullo sviluppo del Sistema Nervoso Centrale riportano come la corteccia uditiva sia direttamente coinvolta nella percezione e nel processamento del linguaggio verbale. Sviluppare il linguaggio attraverso l’ascolto è il modo naturale di apprende il linguaggio; una volta corretto l’impairment uditivo, il trattamento avrà come primo obiettivo l’attivazione dell’attenzione uditiva e il costante controllo dell’efficacia della tecnologia in uso con un approccio terapeutico uditivo-verbale.  Questo permette lo sviluppo di abilità di attenzione condivisa, aumenta la consapevolezza e la fiducia nelle abilità uditive del bambino, che cercherà di usare il feedback uditivo per imitare i pattern sonori, iniziando a costruire una propria memoria uditiva, indispensabile per l’acquisizione delle successive e più complesse abilità percettive.

E’ importante favorire la circolarità delle stimolazioni, con l’obiettivo di stressare e modulare i precursori del linguaggio verbale. Tutto ciò costituisce la premessa per lo sviluppo della turnazione, prima insegnando al genitore a effettuare un turno comunicativo con il contatto oculare e rispettando il tempo di reazione del bambino per consentirne l’elaborazione e la risposta al turno. Questa abilità deve essere promossa e rinforzata rendendola via via spontanea e autonoma.

Uno degli obiettivi è intensificare l’esperienza uditiva significativa sincronizzandola con lo sviluppo delle altre abilità emergenti favorendo in questo modo il riallineamento e le contaminazioni positive tra i diversi livelli nell’evoluzione delle abilità comunicative. Si lavora anche promuovendo la memoria fonologica a breve termine, oltre che la percezione uditiva, che, come già sottolineato, possono condizionare l’apprendimento nei bambini con disabilità uditiva.

Riassumendo, il percorso abilitativo-riabilitativo deve prevedere una costante integrazione tra stimolazioni comunicative, stimolazioni linguistiche e stimolazioni uditivo-percettive.

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