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di Rita TAZZARI ed Anna BARDOT Logopediste

Lo screening uditivo neonatale universale, eseguito attraverso le otoemissioni acustiche, ormai diffuso sul nostro territorio nazionale dovrebbe consentire di individuare il più precocemente possibile un difetto uditivo.

A volte per motivi diversi qualcuno può ancora sfuggire e così ci troviamo ad affrontare una diagnosi tardiva con conseguente smarrimento dei genitori e immotivati ma comprensibili sensi di colpa. Anni di contatti e colloqui con i familiari ci hanno portato a individuare segnali che potrebbero allertare mamme e papà:

  • Il bambino dorme e non sussulta o non si sveglia in presenza di un rumore forte.
  • Il bambino non reagisce al suono del telefono, del campanello della porta, al rumore del televisore o degli elettrodomestici in generale
  • Il bambino piange e non si consola con la voce della mamma
  • La presenza di fratellini chiassosi non sembra modificare i comportamenti del bambino
  • Il bambino sembra avere reazioni alla voce del papà piuttosto che alla voce della mamma. E’ verosimile in quanto la voce maschile ha una tonalità grave e spesso nelle curve audiometriche le frequenze gravi possono essere maggiormente conservate.

E’ opportuno precisare che il bambino dovrebbe reagire alla voce non solo ad intensità elevata ma anche a intensità di conversazione. Tutto questo non si verifica purtroppo nei casi di ipoacusia profonda o grave.  

Attenzione perché i nostri bimbi acuiscono le loro capacità visive e ci possono trarre facilmente in inganno.

  • Non si apprezza una evoluzione della produzione verbale del bambino nel rispetto delle tappe fisiologiche dello sviluppo del linguaggio.

Sarebbe auspicabile al minimo dubbio rivolgersi al medico curante per attivare il più presto possibile le procedure del caso.

E’ successo comunque, e non poche volte, che i genitori si siano insospettiti notando comportamenti non adeguati da parte del loro bambino e che abbiano esternato le loro preoccupazioni ai pediatri che però, purtroppo, non sempre vi hanno prestato sufficiente attenzione.

Le motivazioni del bambino pigro, della mamma ansiosa non devono più essere accampate, non solo nei casi di sospetta ipoacusia, ma anche di fronte ad un ritardo nello sviluppo di linguaggio. In entrambi i casi non solo è opportuno, ma indispensabile, un accertamento specialistico adeguato.

Nell’ipotesi in cui venisse confermato il sospetto di ipoacusia i genitori si sentono catapultati in un abisso. L’angoscia si alterna alla rabbia, allo smarrimento allo sconforto. Compaiono sensi di colpa per non essere riusciti ad accorgersi in tempi più rapidi del disturbo del bambino e il desiderio di cancellare una diagnosi infausta li porta a rivolgersi ad altri centri nella speranza di ricevere notizie più confortanti.

Sono comportamenti normali e comprensibili ed è importante aiutare la famiglia a guardare avanti ad avere fiducia nelle nuove tecnologie e ad affidarsi a persone competenti che la affiancheranno nel percorso abilitativo/riabilitativo del figlio.

La diagnosi precoce ci permette di effettuare una presa in carico immediata non solo del bambino ma anche della famiglia e di accompagnarla da subito nel percorso abilitativo e riabilitativo del figlio. Dal nostro punto di vista non è corretto rimandare l’inizio del trattamento al momento della protesizzazione o addirittura all’anno di età del bambino. 

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