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di: Rita Tazzari ed Anna Barbot (Logopediste)

Identificare il grado di ipoacusia tempestivamente è molto importante per ottimizzare il percorso abilitativo-riabilitativo del bambino con disabilità uditiva. Ottenere una diagnosi precoce di sordità oggi non è più un’utopia ma una realtà; il protocollo di screening universale delle otoemissioni acustiche applicato nei primissimi giorni di vita del neonato consente di individuare immediatamente il rischio di un deficit uditivo. In caso di risposta dubbia vengono ripetute le otoemissioni entro tre settimane e nell’eventualità la risposta non sia soddisfacente si prosegue con accertamenti diagnostici più adeguati (ABR- Auditory Brainstem Response).  In questo modo è possibile stabilire in tempi rapidi il livello della soglia uditiva e intraprendere, dove indicato, l’iter protesico e abilitativo-riabilitativo logopedico

Le ipoacusie congenite presenti alla nascita e le ipoacusie acquisite in epoca preverbale gravi e profonde necessitano di una presa in carico logopedica precoce e continuativa. In entrambe possiamo avere una compromissione della percezione verbale con conseguente ritardo o assenza di una evoluzione linguistica fisiologica.

E’ ormai noto che i bambini apprendono il linguaggio in modo incidentale attraverso l’esposizione alla lingua parlata del contesto in cui sono inseriti; i bambini affetti da ipoacusia congenita, adeguatamente protesizzati e inseriti nel percorso terapeutico precoce intorno ai 3-6 mesi di vita e/o sottoposti  (dove indicato), a intervento di impianto cocleare entro i 12-18 mesi di età , possono raggiungere un livello di competenza comunicativo-linguistica nella norma già a partire dai 3-5 anni in una percentuale superiore al 90%.

L’intervento logopedico precoce è fondamentale per affiancare e sostenere la famiglia già nella fase diagnostico-protesica, favorendo la consapevolezza  di comportamenti efficaci   nella comunicazione con il  bambino e aiutandola a superare il senso di frustrazione e di inadeguatezza di fronte ad un problema che nella maggior parte dei casi non era preparata ad affrontare.

Oggi il logopedista prende in carico bambini identificati alla nascita e protesizzati intorno ai 4-6 mesi, in  questo contesto terapeutico i genitori diventano  cardine principale del processo abilitativo -riabilitativo e sono coinvolti attivamente  durante le sedute terapeutiche .

Il genitore ha bisogno di informazioni che lo aiutino a comprendere  le problematiche del proprio bambino:

  • imparare a gestire la tecnologia in uso,
  • conoscere le caratteristiche del deficit sensoriale,
  • provare e mettere in atto strategie efficaci per migliorare la sua attenzione uditiva nei confronti del messaggio verbale,
  • creare un ambiente linguisticamente ricco e uditivamente percepibile.

 Tutto questo mantenendo il ruolo di genitore e non di riabilitatore.

 E’ indispensabile che il progetto terapeutico sia condiviso con la famiglia negli obiettivi da raggiungere al fine di promuovere lo sviluppo armonico delle abilità comunicativo-linguistiche.

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