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Le ipoacusie in base alla gravità si distinguono in

1)    Ipoacusie lievi: comprese tra i 20 e i 40 dB
2)    Ipoacusie medie: comprese tra i 40 e i 70 dB
3)    Ipoacusie gravi: comprese tra i 70 e i 90 dB
4)    Ipoacusie profonde: oltre i 90 dB

L’acquisizione del linguaggio è geneticamente determinata ma deve essere innescata dall’esposizione ad adeguati stimoli sonori e verbali. Stimoli che provengono dall’ambiente in cui i bambini sono inseriti nella loro quotidianità. Abbiamo già trattato precedentemente le problematiche inerenti alle ipoacusie severe e profonde e più precisamente alla conseguente compromissione di un regolare sviluppo del linguaggio (vedi gli articoli sulla presa in carico logopedica e sulla protesizzazione e modalità e tempi dell’intervento logopedico). Anche le ipoacusie moderate però necessitano di una particolare attenzione e non devono essere sottovalutate.

Grazie allo screening neonatale anche queste forme possono essere diagnosticate precocemente. A differenza delle ipoacusie profonde, il bambino affetto da ipoacusia moderata reagisce ai rumori, ai suoni e alla voce; questo aspetto può trarre in inganno i genitori che non si rendono conto delle problematiche del figlio. Spesso inizialmente non accettano la diagnosi di ipoacusia e ancora meno l’indicazione alla protesizzazione quando il medico ne ravvisa la necessità.

Non solo le ipoacusie profonde quindi, ma anche le ipoacusie moderate possono essere causa di ritardo nell’acquisizione del linguaggio, e nel tempo, se non debitamente trattate, di ridotte prestazioni scolastiche. I disordini del linguaggio che derivano da un’ipoacusia moderata rispecchiano la qualità della percezione uditiva residua e pertanto i fonemi o suoni del linguaggio non percepiti non saranno prodotti spontaneamente e i fonemi percepiti in modo distorto saranno riprodotti in modo alterato.

La presa in carico logopedica del bambino con ipoacusia moderata avviene successivamente alla diagnosi e alla protesizzazione ed è importante per valutare le risposte del bambino, per affiancare la famiglia e per suggerire strategie comunicative utili ed efficaci. Presa in carico non significa necessariamente programmare trattamenti logopedici ravvicinati e sedute terapeutiche strutturate. L’attenzione va posta alle reazioni che il bambino ha ai suoni, ai rumori e soprattutto alle voci maschili e femminili. Dobbiamo aiutare i genitori a comprendere se e quando il loro bambino ha reazioni anche ai suoni deboli e soprattutto alla voce, che deve essere percepita non a intensità elevata ma a intensità di conversazione. E’ fondamentale osservare le differenze con e senza protesi acustiche e monitorare lo sviluppo evolutivo in tutti i suoi aspetti: comunicativi, relazionali, motori, comportamentali. Abbiamo davanti un bambino protesizzato, non un orecchio protesizzato.

Il contatto visivo adulto-bambino, il rispetto dei turni comunicativi, l’attenzione ai suoni linguistici e l’autonomia negli atti comunicativi sono da considerarsi prerequisiti indispensabili allo sviluppo del linguaggio di ogni bambino.

Se durante le nostre periodiche valutazioni o se i genitori ci segnalano qualche comportamento non adeguato, sarà necessario intensificare le sedute, controllare le performances del nostro bambino e se abbiamo dubbi sul corretto funzionamento della protesi sarà nostra premura segnalarlo tempestivamente al medico audiologo e al tecnico audioprotesista.

L’educazione alla percezione uditiva, l’educazione alle prassie fono-articolatorie, l’educazione cognitivo-linguistica, la stimolazione di un contesto comunicativo efficace sul piano relazionale e pragmatico (ambiente familiare e successivamente ambiente scolastico) sono gli obiettivi principali della (ri)abilitazione logopedica.

Ovviamente come per i bambini affetti da ipoacusia profonda, la presa in carico deve essere multidisciplinare. Non è solo il logopedista che si fa carico del progetto “terapeutico” ma anche il medico audiologo/foniatra, lo psicologo, il neuropsichiatra infantile (NPI), l’audiometrista, l’audioprotesista e il pediatra di base.

L’educazione alla percezione uditiva costituisce il punto di partenza nonché il punto più importante del programma educativo-riabilitativo del bambino e deve tener conto della sua soglia audiometrica, con e senza protesi. Una adeguata stimolazione percettiva e fonoarticolatoria dei suoni del linguaggio compromessi dalla perdita uditiva, favoriscono un’evoluzione linguistica spontanea e naturale in tutti i suoi aspetti.

Un ultimo importante capitolo riguarda i bambini affetti da ipoacusia moderata in presenza di altre disabilità. Il deficit uditivo associato a problematiche a volte anche molto gravi rimane comunque la patologia che possiamo con più “facilità” affrontare. La protesizzazione e l’intervento logopedico in questi casi non devono essere considerati un “accanimento terapeutico” e non devono tramutarsi in “omissione di soccorso”, ma possono favorire un miglior inserimento scolastico e sociale, offrendo al nostro bambino una qualità di vita migliore.

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