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Traduzione audiovisiva: sottotitolaggio e sordità

Di Francesca Bacconi

 


La presenza sempre maggiore di prodotti multimediali nella vita quotidiana di ognuno di noi ha portato molti traduttori a interessarsi alla traduzione audiovisiva (TAV). Questo è un campo di studi che per molto tempo ha goduto di poca considerazione nel campo della traduttologia in quanto considerato una forma ibrida di traduzione dal momento che coinvolge diverse discipline e figure professionali. Per comprendere meglio di cosa si tratta potrebbe essere utile citare la definizione che Elisa Perego[1] dà della TAV, ovvero “tutte le modalità di trasferimento linguistico che hanno lo scopo di tradurre i dialoghi originali di prodotti audiovisivi, ovvero di prodotti che comunicano in modo  simultaneo attraverso il canale acustico e quello visivo, per renderli accessibili ad un pubblico più ampio.” Quando si parla di prodotti audiovisivi non ci si riferisce solamente a film e serie TV, ma anche a spettacoli teatrali, notiziari, documentari, video presenti su internet e così via.

I metodi di trasposizione linguistica sono molteplici e tra quelli più comuni vi sono la sottotitolazione, il doppiaggio, la descrizione audiovisiva, il voice over e via dicendo. In questo articolo andremo ad approfondire la tecnica della sottotitolazione.

Cenni storici

Con la nascita del cinema nel 1895 si dà inizio ad una nuova era dell’arte. Inizialmente il cinema è muto e la sola presenza dell'immagine diffonde l’idea secondo cui il cinema fosse un fenomeno solamente visuale. Questa convinzione è stata portata avanti fino alla fine degli anni Venti del Novecento, periodo in cui ha origine il cinema sonoro. Per la prima volta, la realtà del cinema viene inserita in una nuova dicotomia in cui audio e video coesistono e collaborano alla trasmissione di significati. Il passaggio dal muto al sonoro avviene circa tra il 1919 e 1930, dove lo svolgimento del film smette di basarsi solo sull'immagine ricorrendo anche alla parola scritta per facilitare la comprensione di ciò che si vede sullo schermo. Il testo scritto viene identificato con i termini “intertitolo” o “didascalia”, ovvero il diretto precursore del sottotitolo.

(esempio di intertitolo)

Gli intertitoli, ovvero brevi sequenze di commenti descrittivo-esplicativi o di brevi dialoghi proiettati tra due scene del film, vengono utilizzati per la prima volta nel 1903 in Europa e negli Stati Uniti nel 1908. Il passaggio dagli intertitoli ai sottotitoli avviene in modo repentino: dal 1917 le didascalie vengono talvolta sovrapposte e non più interposte alle immagini. Infine, dal 1927 in poi l’uso degli intertitoli sparisce in modo definitivo. Questo veloce cambiamento dimostra l’urgenza di offrire ad un pubblico internazionale i diversi adattamenti linguistici delle proprie produzioni cinematografiche, generando sempre più interesse nei confronti della traduzione audiovisiva. Se facciamo riferimento alla dimensione puramente traduttiva, i film con intertitoli non erano difficili da preparare né da tradurre. La comparsa del sonoro ha tuttavia imposto nuove limitazioni tecniche e linguistiche. La prima soluzione pensata per ovviare a questo problema era stata la produzione delle edizioni multiple, in cui il film veniva girato in lingue diverse. Questa modalità venne però prontamente sostituita da soluzioni più veloci e versatili che sono tuttora in uso: sottotitolazione e doppiaggio. Per quanto riguarda il doppiaggio, l'attrezzatura per la sua realizzazione fu ideata nel 1932 circa mentre il processo di sottotitolazione risale all'inizio del XX secolo. Tra i paesi che hanno avuto un ruolo rilevante per aver sviluppato metodi di sottotitolazione efficaci e innovativi vi sono Norvegia, Svezia, Ungheria e Francia, mentre la Danimarca per prima ha proposto al proprio pubblico un film con sottotitoli.[2]

Tipologie e ambiti applicativi dei sottotitoli

La necessità della traduzione filmica è evidente sin dalla nascita del film sonoro. L’obiettivo è di dare la possibilità ad un pubblico plurilingue di poter fruire di prodotti cinematografici, per questioni economiche e linguistico-culturali. Allo stesso tempo il sottotitolo acquista una nuova funzione comunicativa rivolgendosi a un pubblico meno vasto: i soggetti sordi o con problemi di udito. Infine, più recentemente il film sottotitolato ha assunto un ruolo fondamentale nell’insegnamento delle lingue straniere. Rifacendosi a criteri di carattere linguistico è possibile distinguere due tipi di sottotitoli: quelli intralinguistici, indicati in inglese con i termini intralingual, unilingual o same language subtitles e quelli interlinguistici, le cui caratteristiche sono correlate all'uso che ne fanno i destinatari.

La sottotitolazione interlinguistica

I sottotitoli interlinguistici sono sottotitoli in una lingua diversa da quella del source text e per questa ragione coinvolgono due culture. Si dice che in questo caso la qualità della trasmissione del messaggio è diagonale, poiché non si limita a trasporre un testo orale in un testo scritto, ma coinvolge anche il passaggio da un testo orale nella lingua di partenza, a un testo scritto in una lingua di arrivo. Questa tipologia di sottotitoli può favorire l’apprendimento delle lingue straniere.

La sottotitolazione intralinguistica

La sottotitolazione intralinguistica è la trascrizione totale o parziale dei dialoghi nella stessa lingua della colonna sonora originale del film. Se la trascrizione è integrale, si dice che la qualità della trasmissione del messaggio è verticale, in quanto si limita a trasporre un testo orale in una data lingua in un testo scritto nella stessa lingua senza apportare delle modifiche.[3] La sottotitolazione intralinguistica si rivolge a destinatari con esigenze diverse. Ad esempio, ne usufruiscono persone sorde o con difficoltà uditive, oppure studenti di lingue straniere. Per i primi la presenza del sottotitolo è necessaria per permettere loro di accedere alle informazioni veicolate dal prodotto di visivo. Per i secondi è un supporto didattico ideale per abituarli all'ascolto, per favorire la comprensione e l'apprendimento naturale delle lingue studiate.

Processi cognitivi coinvolti nella lettura dei sottotitoli

Affinché la sottotitolazione sia efficace, è fondamentale essere a conoscenza di alcune nozioni riguardo i meccanismi cognitivi coinvolti nella lettura e nella comprensione dei sottotitoli. Dai risultati delle ultime ricerche emerge che la velocità media attuale di lettura è di tre parole al secondo. Dunque, per leggere un sottotitolo completo di due linee e circa 70 caratteri, avremo bisogno di almeno quattro/cinque secondi, dal momento che all’interno ci sono circa dodici parole. Se avessimo meno tempo, dovremmo calcolare una quantità inferiore di caratteri[4]. È importante che i sottotitoli permangano sullo schermo per la durata di tempo necessaria affinché il cervello umano possa percepire ed elaborare i vari stimoli che gli giungono simultaneamente attraverso il doppio canale visivo e uditivo: da un lato immagini e testo scritto, dall'altro suoni e rumori ambientali. Al contrario, sottotitoli molto brevi costituiti da una sola parola o da un’esclamazione dovrebbero restare sullo schermo per un tempo minimo di un secondo e mezzo, per far sì che l'occhio umano riesca a registrarli. In aggiunta a ciò, per favorire una fruizione ottimale per la target audience, sarebbe opportuno che tra un sottotitolo e l'altro potesse trascorrere qualche secondo, in modo da evitare un sovraccarico cognitivo nella mente dello spettatore. È stato verificato anche che quanto più il sottotitolo è denso di parole, tanto meno il cervello umano si sofferma su ognuna di esse; dunque, la brevità che si richiede al traduttore non è solo legata a fattori estetici, ma nasce anche da esigenze di tipo cognitivo. Come conseguenza, la velocità di lettura aumenta proporzionalmente alla lunghezza dei sottotitoli per cui, paradossalmente, si impiega più tempo a leggere i sottotitoli brevi piuttosto che sottotitoli molto lunghi. Una buona strategia è quella di sistemare la riga più corta in alto, in modo che la distanza tra la fine della prima riga e l’inizio della seconda sia molto breve.

Situazione attuale in Italia

Ad oggi, in Italia è possibile usufruire di un’enorme quantità di prodotti audiovisivi. Purtroppo però non tutti possono accedervi facilmente. Per le persone sorde diventa complicata la visione del telegiornale, di un film o di uno spettacolo in quanto non muniti di sottotitoli. In alcuni casi in cui vi sia la sottotitolazione, spesso è di scarsa qualità così da rendere spiacevole l’esperienza dell’audience. Al fine di dare la possibilità anche al pubblico sordo di fruire di tali prodotti sarebbe sicuramente utile potenziare e rafforzare il lavoro di sottotitolazione sulle varie piattaforme alle quali abbiamo accesso: la televisione e Internet. Un modello da cui si potrebbe prendere spunto è quello della Cina, paese in cui qualsiasi prodotto audiovisivo viene sottotitolato per ragioni di accessibilità sul piano linguistico.

Sebbene per ragioni storiche e culturali l’Italia sia un paese che predilige il doppiaggio alla sottotitolazione è necessario che si adoperi per rendere inclusivo l’accesso a tutti i materiali audiovisivi: in televisione, nei cinema, nei teatri e su Internet.   

 



[1] Elisa Perego è laureata in lingue e specializzata nello studio della traduzione audiovisiva. Oggi è professore associato presso l’Università di Trieste (SSMIT) dove continua a fare ricerca in questo ambito. I suoi interessi si sono concentrati sulla traduzione accessibile e inclusiva, specialmente nella forma dell’audio descrizione per i ciechi e gli ipovedenti.  

[2] E. Perego, La traduzione audiovisiva, Carocci Editore, Roma, 2020, pp. 10-36.

[3] Ivi, pp. 37-70.

[4] Fonte: PerMondo

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