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di Felicia TODISCO.

L’utilizzo delle tecnologie e di supporti multimediali è una delle proposte più versatili che si possono utilizzare per rendere accessibili i contenuti culturali, cioè per permettere, ad un pubblico sempre più ampio e variegato, di fruire agevolmente delle offerte dei musei, teatri ed eventi di varia natura.

Innanzitutto, i prodotti multimediali, come video o animazioni, sono facilmente fruibili grazie a supporti leggeri che si possono rendere disponibili al pubblico, come monitor interattivi, tablet, visiere per realtà aumentata, oppure con l’utilizzo di mezzi personali come tablet e cellulari. Sono quindi degli strumenti che potenziano l’autonomia di scelta dei contenuti e degli approfondimenti e consentono forme di coprogettazione dell’esperienza, quindi aumentano le possibilità di partecipazione.

Le persone con sordità portano avanti da anni dure battaglie per far conoscere le proprie caratteristiche e rivendicare il diritto ad un accesso più semplice ai contenuti scritti, alla presenza di sottotitoli in televisione, cinema, teatri, eventi pubblici e di traduzione in Lingua dei Segni.
Ora possiamo affermare che l’accessibilità non passa più soltanto attraverso la lingua ma da modalità comunicative multisensoriali.
Rispetto ad altre soluzioni, tutte validissime, che si affidano alla scrittura o a supporti grafici, un video offre più livelli di lettura ed ha la possibilità di ampliare la gamma dei pubblici destinatari.
Le sue caratteristiche lo rendono efficace per un lavoro inclusivo, perché un filmato offre in contemporanea più informazioni e stimoli differenti, più linguaggi visivi che coniugano immagine e movimento, in affiancamento alla parola.

Ma come si costruisce un video accessibile?

Esattamente come quando lavoriamo su un testo scritto pensato in maniera accessibile, anche la costruzione di un video accessibile richiede diversi accorgimenti, riguardo all’organizzazione delle informazioni, alla struttura, ai tempi di presentazione dei contenuti sotto forma di immagini o testo, da tenere presenti in tutte le fasi di lavoro.

  1. Il primo passaggio ovviamente riguarda la definizione della funzione per cui viene realizzato
    1. A cosa deve servire? Informare, divulgare, far interagire, rendere autonomi, orientare?
      Ognuna di queste funzioni indica una direzione nelle scelte tecniche di ripresa e montaggio e ne determina la durata massima. Ovviamente un video informativo e promozionale sarà più breve di uno divulgativo che può richiedere tempi più lunghi di narrazione e un maggiore utilizzo di immagini. In ogni caso, prodotti che superino i 10 minuti, tendono a demotivarne l’utilizzo.
  2. Serve procedere alla stesura di una traccia che raccoglie l’idea generale, l’organizzazione da dare al prodotto e richiede delle scelte preliminari: montare delle immagini o realizzare delle riprese? Le riprese sono da realizzare in situazione o in campo neutro? Si prevede un commento parlato o solo un montaggio visivo? La parte parlata è realizzata da una voce fuori campo o da una persona che appare in video? C’è della musica di sottofondo o rappresenta un supporto al racconto?
  3. Si passa quindi alla stesura del testo che rappresenta la descrizione di quanto esposto, solitamente affidata ai referenti della committenza, museo o teatro, a garanzia di autorevolezza e correttezza dei contenuti. Se serve, si procede all’adattamento del testo, per renderlo più accessibile e easy to read, e per adattarlo ai tempi delle riprese.
  4. Alla progettazione “teorica” del prodotto, segue la fase più concreta delle riprese che, guidate dal testo, dovranno rispettare la piena corrispondenza e i tempi tra ciò che viene citato o descritto e le immagini. Ovviamente il contesto in cui si fanno le riprese condiziona l’intero progetto. Per le persone con sordità, guardare attentamente in viso chi parla o chi segna richiede che intorno non ci siano ombre o contrasti di luce molto forti, né persone o oggetti in movimento.
    Le condizioni di luce e di sonorità presenti in un museo possono rendere poco agevole la resa acustica e visiva, per cui, in questi casi potrebbe essere necessario fare riprese in un set di lavoro neutro come uno studio fotografico. Oppure possono non essere disponibili in situazione tutte le immagini necessarie a supportare il testo, quindi si dovrà provvedere ad una ricerca di archivio e pensare ad un montaggio ibrido tra riprese e foto.
  5. Le indicazioni precedenti sono utili anche in fase di montaggio.
  6. Questa seconda scelta porta all’attenzione un altro elemento importante: il tempo.
    1. Se l’immagine segue il parlato o il sottotitolo, questa non deve scomparire subito dopo la descrizione.
      È necessario lasciare prima il tempo di leggere i sottotitoli o il segnato in LIS, poi la voce e le parole scritte devono cessare e dare spazio alle immagini, fisse o in movimento. Il tempo di permanenza delle immagini o delle riprese deve essere sufficiente per osservare, collegare con il parlato e cogliere i particolari. Per gli stessi motivi, potrebbe essere necessario aggiungere le didascalie delle opere mostrate, sia sulle immagini fisse che sulle riprese in movimento, allo scopo di ribadire ciò che il narrante ha raccontato e renderne più agevole il riconoscimento.La didascalia e il sottotitolo non devono però essere presenti contemporaneamente.  Per una persona sorda, il momento in cui scorrono i sottotitoli o si descrive in Lis non coincide con il momento in cui si osserva l’opera; i due passaggi non sono contemporanei. Quindi dopo aver ascoltato la spiegazione, nell’osservare una carrellata di immagini, può sfuggire all’attenzione e alla memoria il nome di ciò che si guarda; è in questo momento che la didascalia appare utile.
  7. L’ultimo passaggio del lavoro riguarda la sottotitolazione.
    1. Anche in questa fase è bene tener presente alcuni accorgimenti. Innanzitutto, il sottotitolo non comprende solo le parole dette dai narratori. Nei sottotitoli per non udenti deve comparire, in maniera graficamente distinta, la presenza di eventuali dialoghi e soprattutto l’indicazione della presenza di musica o rumori di sottofondo, se significativi per la comprensione. Oltre all’ovvio sincronismo delle parole con la voce, è importante tenere su una sola riga la frase per intero, mantenere tempi sufficienti per la lettura, scegliere font accessibili e di grandezza e colore ottimali anche con l’utilizzo di sfondi che migliorino il contrasto delle parole.

Il prodotto finale di tutto questo complesso lavoro rappresenta davvero un pezzo di artigianato, costruito su misura per il destinatario di riferimento, ad esempio le persone sorde, ma che agevola la comprensione anche per un pubblico più vasto, non necessariamente legato alla disabilità, riuscendo ad avere una ricaduta positiva non solo in termini di inclusione ma anche di apertura verso la cultura delle differenze.

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